Francesco Bindella
LA PENTECOSTE
alla luce della rivelazione
del Nome divino
Rivisitazione ermeneutica di Atti 2,1-13,
il paradigma dell’Ut Unum Sint
Collectio «Praesidium Assisiense» N. 3 (cm. 23,5 X
17);
Assisi 1995; pp. 270, € 25
Sintesi
L’opera
procede ad una rivisitazione radicale, dal punto di vista filologico e
teologico del testo di At 2,1-13. La chiave di lettura interpretativa proposta
a riguardo del Nome rivelato ‘sul roveto’ (nell’opera N. 1 della Collectio), applicata alla
rielaborazione ermeneutica dell’evento pentecostale, apre a nuove dischiusure i
cui possibili aspetti di ‘originalità’ scaturiscono quasi con naturalezza dalla
paziente cura di adesione al testo nelle sfumature di significato più proprie.
La ‘fiamma’ del roveto contribuisce insomma ad innalzare in modo sorprendentemente
nuovo le ‘lingue di fuoco’ di Pentecoste - festa solare per eccellenza -
illuminando in particolare il terreno dove affondano le radici e i fondamenti
dell’UT UNUM SINT.
Indice
Introduzione
Capitolo
I
GIUDAICA E CRISTIANA E LA SUA CONNESSIONE
CON IL TEMA DEL NOME
§ 1.
Nella tradizione israelitica
§ 2. Nella
tradizione giudaica
§ 3.
Nella tradizione cristiana
Capitolo
II
TESTO, STRUTTURE E ‘FIGURE’ SOGGIACENTI
§ 1.
La pericope di At 2,1-13
§ 2.
Strutture e figure soggiacenti;
il ‘paradigma binario’ di
Pentecoste
a)
Lingue come di Fuoco; il
movimento oscillatorio
e il segno della «colomba» e/o del «candelabro
a sette bracci»
b)
L’Eco come Aura; il movimento vibratorio
e il segno del «serpente» e/o della «pietra
angolare»
c) Il ‘paradigma
binario’
quale riferimento strutturale biblico
di altissima significatività
P a r t e
Iª
At 2,1-4
Il Primo «Kai»
Capitolo
I
IL «COMPIMENTO» DI PENTECOSTE
§ 1. Il
‘compimento - riempimento’
§ 2. «Tutti»
- Excursus
Sul
concetto di Persona in rapporto al Nome
- Nota sull’espressione Su; guaixi;
«Insieme a donne»: At 1,14
Il Secondo «Kai»
Capitolo
II
ËCHOS: L’ECO DI VOCE
§ 1. Eco e Voce
a) L’Eco «dal cielo»
b) Ëchos nell’Antico e Nuovo Testamento
ë c) L’Eco
quale fattore di rivelazione
d) L’antecedenza dell'Eco sulla Voce
§ 2. La moltiplicazione propria dell’Eco
a)
La vivificazione delle moltitudini
e
il paradigma eucaristico pentecostale
b) La moltiplicazione propria dell’ultimo
Adam
Capitolo
III
PNOË: L’AURA
Significato di Pnoë e sua versione italiana nel termine
Aura
L’AURA
VIOLENTA
§ 1. L’«Aura di vita» in rapporto all’«Aura
Violenta»
§ 2. L’Aura ‘fervescente’
§ 3. La «Violenza» quale attitudine adeguata
alla conquista del Regno
- Excursus
La
«Violenza» nella spiritualità cristiana
Capitolo
IV
APPROFONDIMENTO
DEL CONCETTO BIBLICO DI PNOĒ
§ 1. La
prerogativa illuminativa-scrutativa della Pnoē
§ 2. Pnoē e
Pneuma 100
§ 3. L’attitudine conoscitiva propria della Pnoē
§ 4. La
prerogativa didascalica della Pnoē
§ 5. Il senso ‘sostanziale’
§ 6. L’«Aura del Forte» e la forma propria di
‘produzione’
§ 7. Pnoē in prospettiva escatologica
Incarnazione e ‘Inaurazione’
Capitolo
V
L'AURA 'PORTATA’
§ 1. Spirito
‘portatore’ e ‘portato’
§ 2. Il movimento quale parametro
coessenziale
§ 3. L’Aura quale frutto ‘portato’
§ 4. Cristologia di Pentecoste e antropologia
prototipica
Il Terzo «Kai»
Capitolo
VI
IL ‘RIEMPIMENTO’ DI PENTECOSTE
§ 1. Il
concetto di ‘riempimento’
§ 2. Il
concetto di plëröma
§ 3. Il riempimento della casa
Il Quarto «Kai»
Capitolo VII
LE LINGUE DIVISE
§ 1. Le lingue oggetto di ‘visione’
§ 2. La divisione delle lingue
§ 3. Approfondimento del concetto di
«divisione»
in relazione alla Pentecoste quale
Nuova Alleanza
- Excursus
L’Alleanza e il suo carattere divisorio
Capitolo VIII
FUOCO E REFRIGERIO
§ 1. Fuoco e Aura; sussistenza
ignea-pneumatica
§ 2. Inversione e complementarietà dei
vertici
Excursus
La lingua infuocata e il refrigerio
dalla «punta» del dito
Il Quinto (e il Sesto)«Kai»
Capitolo IX
L’EPISTASI IGNEO-PNEUMATICA
E LA SUA INERENZA AL CAPO
§ 1. Il «sedere» dell’epistasi
§ 2. Assimilazione alla Lucerna posta sul
capo
§ 3. Il ‘metōpon’,
luogo del Nome
§ 4. Oltre l’improbabile «santuario»
Il Settimo «Kai»
Capitolo x
L’INIZIO DEL NUOVO LINGUAGGIO
§ 1. Le «altre» lingue
§ 2. Apophtheggomai:
«esprimersi in forma di risonanza»
P a r t e IIa
LE
MOLTITUDINI IN GERUSALEMME;
ESPERIENZA E
NATURA DEL NUOVO LINGUAGGIO
At 2,5-13
Capitolo I
LE MOLTITUDINI
E LA LORO ESPERIENZA
§ 1. L’«esse
in» Gerusalemme
§ 2. Giudei
e ‘nazioni’
§ 3. Eulabeis:
«bene-recettivi»
§ 4. «Sotto il
cielo»
§ 5. L’esperienza
e le sue ‘domande’
Capitolo II
SULLA NATURA DELLE ‘ALTRE LINGUE’
§ 1. Le «grandezze di Dio» oggetto di loquela
§ 2. Sulla natura delle «altre lingue»
§ 3. Lingua e
Nome: il linguaggio essenziale della comunicazione di
nome e
la sua traduzione nella categoria della ‘risonanza’
§ 4. Linguaggio interpersonale e linguaggio
internominale
§ 5. Inadeguatezza della ‘glossolalia’
Capitolo III
L’’ESSERE IN’ GERUSALEMME
E L’UT UNUM SINT SUL FONDAMENTO DEL
NOME
§ 1. «Che cosa vuole questo essere?»
§ 2. Gerusalemme in prospettiva escatologica;
la paternità abramitica e la
‘rigenerazione’ delle moltitudini
§ 3. Gerusalemme a Pentecoste:
la prerogativa ecumenica della Voce
di richiamo e unificazione delle
genti
Sezione supplementare
Capitolo I
NEL VALORE
DI SEGNO PENTECOSTALE
§ 1. Il tema del «Giorno del Signore»
in rapporto alla ‘Pietra angolare’
§ 2. «Testa d’angolo»
§ 3. «Segno di contro-dizione»
§ 4. La
Pietra angolare segno del
Nome divino
e il suo rapporto con l’evento
pentecostale
§ 5. La
Pietra angolare espressiva del «Nome» del Risorto
e il suo valore di fondamento
Capitolo II
ZOROBABELE ‘FACITORE DI PONTE’
TRA BABELE E GERUSALEMME
§ 1. Zorobabele tra «Spirito e Voce»
§ 2. ‘Germoglio’ davidico e messianico
§ 3. Zorobabele e la Pietra di testata
§ 4. La Pietra angolare, Pietra
davidica
§ 5. Chiave di Davide
§ 6. Pietra e
Tempio
§
7. Zorobabele e Gerusalemme
§ 8. Zorobabele e Melchisedek
Appendice
IL «CINQUECENTO
DIECE E CINQUE» DANTESCO
E LA SUA CARATTERIZZAZIONE
MESSIANICO-PENTECOSTALE
§ 1. 515: il nome-numero
§ 2. Il Veltro
§
3. «Messo del ciel» e sua assimilazione
pentecostale
Dall’
Introduzione
Pentecoste è
festa solare per eccellenza.
Nell’antica tradizione ebraica era festa estiva della mietitura
preceduta dalla Pasqua, festa primaverile e seguita dalle Tende (o Capanne),
festa autunnale. Comune, coessenziale e unificante, per tutte e tre le grandi
feste, era il riferimento teologale al Nome
divino:
«E gioirai [...] nel luogo
che JHWH tuo ‘ELŌHÎM avrà scelto
per farvi dimorare il suo Nome» (Dt 16, 11).
Festa delle
messe matura, alla luce e al calore del sole al massimo del fulgore estivo, la Pentecoste è pure festa
solare e meridiana della raggiunta maturità della historia salutis.
E’ infatti
all’insegna del compimento
(significato dal verbo symplēroō) che
si apre programmaticamente la
sequenza descrittiva (At 2,1) e il compimento
è una sola cosa con il riempimento (plēroō) (At 2,2.4), concetto pure
fondamentale nell’economia pneumatologica che ricorre ripetutamente nella
pericope (At 2,2.4), a significare l’attitudine propria dello Spirito volta
alla colmazione di ogni vacuità.
Fiamme di fuoco
e tonalità accese di colore vermiglio dominano la simbologia e l’iconografia di
Pentecoste, la «Pasqua rossa» come chiamata nel Medio Evo, in rapporto alla
«Pasqua bianca» (la Pasqua
vera).
La caratterizzazione
dinamica della sequenza descrittiva
di At 2,1-13 è pertanto altissima e intensissima e l’insieme dei concetti
nell’ambito limitato della pericope non ha pari nella Scrittura per intensità
se non nel riferimento, per alcuni aspetti parallelo, alla teofania del Sinai
(Es 19,16 ss).
Alcuni concetti,
in modo particolare, ci sono sembrati meritevoli di un cenno in tale sezione
introduttiva; essi infatti hanno ispirato e orientato la nostra riflessione in
modo determinante.
La loro rapida ed essenziale visitazione potrà inoltre essere di
qualche utilità per il lettore che sin d’ora desiderasse avere uno sguardo
d’insieme specialmente relativo ai ‘punti nodali’ e scorgere tra essi una linea
di orientamento.
a ) Il concetto di Voce
Di primaria
importanza è risultato il concetto di «Voce» in senso proprio: Phōnē (v. 6), e, conseguentemente, nella
sua costitutiva correlazione con il concetto di «Eco»: Ēchos (v. 2).
E’ questo,
peraltro, un dato praticamente inavvertito e irrilevato - per quanto ci consta -
nelle versioni e nei commentari in genere, che rendono il termine Phōnē nei valori comuni di rombo, rumore, fragore o simili. Tali versioni, già di per sè
approssimative, presentano l’ulteriore svantaggio di vanificare la costitutiva
e consequenziale interdipendenza del concetto di Phōnē con quello di Ēchos,
assolutamente determinante ai fini di un’ermeneutica biblica, per quanto avremo modo di considerare.
La fortissima
valenza pneumatologica di tale
concetto è facilmente rilevabile all’esame biblico e tale da renderne
irrinunciabile il suo dovuto rispetto e incondizionata la sua assunzione. Può
bastare il richiamo ai termini di «audizione
di Voce» nei quali - come noto - è descritta l’esperienza dello Spirito nel
noto testo di Gv 3,8 («la sua Voce ascolti e
non sai donde viene e dove va»). La
centralità e l’altissima significatività di tale concetto nella sequenza
descrittiva di Pentecoste («(di)venuta
dunque questa Voce convenne la moltitudine...»: v. 6), saranno tali,
inoltre, da indurre e avvalorarne la riconsiderazione quale concetto chiave della Pneumatologia.
Accanto ad una
nutrita e affollata «Teologia della Parola», si potranno quindi considerare i
vasti spazi e l’ampio orizzonte che una ritrovata e biblicamente radicata
«Teologia della Voce» può dischiudere nel quadro teologico contemporaneo, già
di per sè sensibile e aperto, per molti aspetti quanto non mai, sul fronte
dell’Ecu-menismo.
b) Il Nome
Negli sviluppi e
nei risultati conseguiti nella ns. opera precedente La
Rivelazione del
Nome divino ‘sul roveto’, tale
concetto di Voce e, in modo ‘formale’, l’espressione «Voce risuonante nell’Eco di Voce», sono
stati riconosciuti con valore interpretativo in rapporto al Nome e alla sua
definizione nei termini di Es 3,14.
Se il Nome non
rivela se stesso, ebbene - per quanto considerato - il concetto di Voce
associato alla riespressione di sè (Eco) rivela
il Nome. Ora, che la
Pentecoste si ponga all’insegna
del concetto di Voce in forma esplicita e ‘declamata’ (vv. 2.6), ebbene ciò
condurrà a riconoscere, di conseguenza, che essa si pone all’insegna del Nome e della sua ‘manifestazione’ (> phainö:
Gv 17,6). E’ ciò di cui il testo di Gioele, addotto da
Pietro con valore reinterpretativo, darà ulteriore conferma, nella posizione
del tema del «Nome del Signore» al
vertice della sequenza narrativa (At 2,21) e come a «perno letterario e teologico del cap. II° degli Atti» (B. Papa).
Nel valore di
‘riferimento ermeneutico’, il Nome, ossia l’EGŌ EIMI, risulterà pertanto di
importanza fondamentale nell’impostazione della presente esposizione e ne
informerà l’intero arco di sviluppo come espressamente dichiarato dal
sottotitolo. L’opera presente suppone pertanto la trattazione precedente e i
risultati ermeneutici là conseguiti, ponendosi proprio come ripresa e
amplificazione di essi.
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