Francesco Bindella
MELCHISEDEK
alla
luce della rivelazione Nome divino
Sacerdozio, Regalità, Profezia all’origine
Collectio «Praesidium
Assisiense» N. 2
Ed. Porziuncola - Assisi 1994, pp. 108; € 12.
Sintesi
Melchisedek
è uno dei personaggi biblici più assenti nella riflessione teologica del nostro
tempo, eppure è figura importantissima essendo prototipo del sacerdozio di
Cristo. La Bibbia parla poco di lui e con espressioni cariche di mistero e
significato profetico. Con un tipo di approccio nuovo nel campo dell'esegesi,
l'opera rinvolge a lui la sua considerazione «alla luce della rivelazione del
Nome divino». La figura di Melchisedek acquista nuova luce e sorprendente
chiarezza nel tratteggio logico che ne offre la Scrittura, senza che per questo
tuttavia venga attenuato il senso di mistero. Come dal sottotitolo, l'opera si
rivolge ai tre aspetti fondamentali della figura di Melchisedek: Sacerdozio,
Regalità e Profezia riguardati in lui come a luogo della propria origine.
Indice
INTRODUZIONE
Sezione introduttoria
MECHISEDEK
OLTRE L'ENIGMA:
IL NOME E IL ‘MODO’
§ 1. L'enigma storico ed ermeneutico di Melchisedek
§ 2. Melchisedek: il nome e l''altro nome'
§ 3. Il «modo» ovvero «il modo mio»
P a r t e Iª
IL SACERDOZIO ‘AL MODO’ DI MELCHISEDEK
E IL MODELLO CRISTOLOGICO-EUCARISTICO
§ 1. «E Melchisedek fece uscire pane e vino»:
prerogativa sacerdotale?
§ 2. Indigenza e sovrabbondanza come base dell'offerta
§ 3. L'aspetto sacrificale del sacerdozio
connesso al «far uscire pane e
vino»
§ 4. Morte e 'identità di morte'
§ 5. Resurrezione e 'identità di resurrezione'
§ 6. Sacerdozio 'in eterno'
§ 7. Il «giuramento» di JHWH,
fondamento al sacerdozio al modo
di Melchisedek
§ 8. El
Eljôn: il Dio di Melchisedek
§ 9. La benedizione del kohen-Melchisedek
P a r t e IIª
LA REGALITA' ASSOCIATA AL SACERDOZIO
‘AL MODO’ DI MELCHISEDEK
§ 1. Regalità messianica:
il Salmo 110 e il «sedere alla destra»
§ 2. Il Re e la sua «città», l'archetipo del centro e del
circuitus
§ 3. Melchisedek proto-tipo
della regalità davidica
§ 4. Il Nome e il Regno
§ 5. Gerusalemme «città di Melchisedek» e
il suo valore di fondazione in
prospettiva messianica
P a r t
e IIIª
LA PROFEZIA ‘AL MODO’ DI MELCHISEDEK
§ 1. Un «ordine» di Melchisedek?
§ 2. La «valle appianata»
§ 3. La maggior grandezza e l'«eredità
dell'Essere»
- APPENDICI
- BIBLIOGRAFIA
Dall’ Introduzione
«La
Bibbia ci fornisce ben poche notizie di lui, ma sono tutte cariche di mistero e
di significato profetico» (S.
Cipriani)
Melchisedek
è il re 'pagano' al cui confronto Abramo, il grande Patriarca «depositario
delle promesse» (Eb 7,4.6), fondatore dell'alleanza con il Dio d'Israele e
padre di tutto il popolo ebraico, rappresenta il «minore» benedetto dal «migliore»
(Eb 7,7) ed è il «sacerdote» straniero, di area cananea, a cui Levi - presente
«nei lombi» del padre Abramo - rende
assieme a lui l'omaggio delle primizie (Eb 7,9-10), riconoscendo l'ineffabile
superiorità del suo sacerdozio.
Nessun
personaggio biblico quanto Melchisedek è carico di tanto mistero, di paradosso
e di - quanto meno apparente - contraddizione. Presentato senza genealogia
nel testo di Genesi, gli verrà riconosciuta una natura sovrumana e
metastorica dall'Epistola agli Ebrei e assimilato ovvero: «fatto uguale (aphōmoiōménos) al Figlio di Dio» (Eb 7,
3).
Fa
la sua comparsa ai primordi della storia dell'alleanza e al tempo stesso il suo
sacerdozio, associato alla regalità e unicamente legato alla sua persona, è
'tipo' del sacerdozio messianico.
Espressione
della «perfezione-compimento» (teleiōsis)
della santità sacerdotale (Eb 7,11), è al tempo stesso re - secondo il dato
storico comunemente ammesso - di quel popolo pagano, 'incirconciso' e
idolatra, i Cananei, che tutta la tradizione biblica, in particolare
profetica, ha sempre riguardato con grave senso di giudizio morale. Resta
davvero sorprendente il fatto che il modello di riferimento del sacerdozio di
Cristo sia rappresentato da un tale personaggio che non appartiene all'area culturale e cultuale israelitica.
Sul
filo della logica paradossale imposta da tale 'tipo' di sacerdozio, l'autore
dell'Epistola agli Ebrei, quasi con tono provocatorio giungerà ad affermare
che: «Se Cristo fosse sulla terra neppure
sarebbe sacerdote» (dei sacerdoti che sono tali «secondo la Legge») (Eb
8,4). Se vi è un dato palese e indiscusso a riguardo di Melchisedek, questo è
proprio il senso di mistero che lo avvolge.
Perché
dunque un'opera su di lui? Che cosa, dopo secoli di cosciente limite
dell'esegesi, si può ancora presumere dire a suo riguardo, osando forse sfidare
impunemente il senso di sacralità e di mistero che lo avvolge?
In
certo modo, le molte domande rimaste aperte su di lui si potrebbero ricondurre
ad una sola e fondamentale, ossia: quale la natura propria del sacerdozio di
Melchisedek, di per se stesso associato alla regalità? Ovvero: quale il significato dell'espressione
«al modo di Melchisedek»? E' noto infatti che il sacerdozio di Cristo è
in tal modo definito, secondo l'espressione dal Salmo 110,4 letto in chiave
messianica.
Come risulta dagli unici testi di Gn 14,18-20
e Sal 110,4, il sacerdozio di Melchisedek è estremamente povero e scarno nella
sua formulazione veterotestamentaria al punto che, come vedremo, l'esegesi
rinuncia praticamente a desumere da tali testi l'aspetto sacrificale, di per sè
costitutivo del sacerdozio.
Ora,
se è vero che il sacerdozio di Melchisedek non risulta sufficientemente
esplicitato, al tempo stesso che esso si pone come proto-tipo
del sacerdozio di Cristo, allora - si potrà argomentare - sarà ben vero che
quest'ultimo, nell'assai più ampia esplicitazione che verrà ad assumere
negli scritti neotestamentari, sarà tale, inversamente, da illuminare gli
aspetti oscuri del primo.
Riprendendo
i termini dal noto assioma agostiniano («Novum
Testamentum in Vetere latet; Vetus Testamentum in Novo patet» = Il Nuovo
Testamento è nascosto nell’Antico; l’Antico Testamento si rende manifesto nel
Nuovo), sarebbe come dire che: se è vero che nel proto-tipo Melchisedek il sacerdozio di Cristo «latet», allora sarà pur vero che, alla
luce del sacerdozio di Cristo, ossia nell'ordine di relazione inversa, il
sacerdozio-tipo di Melchisedek «patet». Il sacerdozio di Cristo diventa
pertanto, in rapporto a Melchisedek, via
aperta alla conversione del «latet»
in «patet».
Nella
nostra ricerca tale aspetto di inversa
tipologia verrà ad assumere
particolare rilievo per i vantaggi ermeneutici che potrà offrire e ad esso
porteremo frequente riferimento. Oltre a ciò, l'aspetto più specifico della
presente ricerca in rapporto alla tradizione ermeneutica su Melchisedek sarà
rappresentato dalla lettura di tal tema alla
luce della rivelazione del Nome divino, come espressamente dichiarato nel
sottotitolo.
Il
presente saggio, pertanto, segue e consegue la ns. precedente opera: «La rivelazione del Nome divino 'sul roveto'»,
al tempo stesso che questa verrà a costituire una base indispensabile di
riferimento a cui spesso rimanderemo.
Alla
luce del Nome divino quale chiave di lettura ermeneutica, la figura di
Melchisedek - come avremo modo di considerare -
acquista nuova luce e sorprendente chiarezza nel tratteggio logico che
ne offre la Scrittura, senza che per questo, tuttavia, ne venga attenuato il senso
di mistero. Anzi, e paradossalmente, il Nome divino, ovvero l'IO SONO, potrà
proprio significare ... un mistero che illumina
e rende ragione al mistero, pur sempre
rimanendo mistero.
Per
quanto riguarda l'impostazione metodologica della presente ricerca,
possono valere le medesime avvertenze segnalate a riguardo dell'opera
precedente. Secondo la medesima caratterizzazione - e i medesimi limiti -
la nostra ricerca si propone di mantenere in intima osmosi l'impegno di
carattere esegetico con l'impegno di approfondimento spirituale.
In
tal senso potrà andare al lettore la segnalazione di un discreto impegno che
tale lettura potrà comportare, nella ricerca di sintesi fra i due versanti e
nell'avvertenza che, per alcuni aspetti, non della via dell'«infanzia
spirituale» in tal caso si tratta.
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