sabato 31 gennaio 2015

IV - Publicações da Associação IL Presidio - Centro Studi



Francesco Bindella


Il FONDAMENTO DEL NOME,
Fondazione di Pneumatologia

Esposizione sintetica



Collectio «Praesidium Assisiense» N. 4 (cm. 23,5 X 17);
Assisi 1998; pp. 77, 10

  Sintesi

            Il volumetto rappresenta un’esposizione sintetica e semplificata della «La rivelazione del Nome divino ‘sul roveto’», comprensiva pure di alcuni spunti tratti da «La Pentecoste» e di alcuni cenni ulteriori di sviluppo delle medesime tematiche. Tale redazione rappresenta una forma di risposta a quei lettori che, con benevola sollecitazione, avevano da tempo auspicato come particolarmente opportuna una redazione più semplice e scorrevole e tale da rendere accessibile i contenuti delle opere suddette ad un pubblico più vasto di lettori.
            Nello sforzo di sintesi e di ‘essenzializzazione’, una particolare attenzione si è cercato di rivolgere all’itinerario logico e al suo sviluppo che, per quanto possibile, si è cercato di rendere chiaro, ordinato e scorrevole nella scansione e degli argomenti e delle argomentazioni. Nella sezione finale si evidenzia il valore di fondamento del Nome in rapporto alla Pneumatologia, disciplina teologica di emergente attualità.


  Indice

PREFAZIONE                                                                                                      

  Capitolo I°
LA RIVELAZIONE DEL NOME DIVINO ‘SUL ROVETO’
Stato generale della questione                                                                             

§ 1.         Il Nome in ambito biblico                                                                               
§ 2.        Il Nome rivelato                                                                                      
§ 3.        La domanda di Nome rivolta ad «’Elohîm»                                          
§ 4.        L’interpretazione del Nome nella tradizione                                          
§ 5.        Le principali proposte interpretative                                                      
§ 6.        Interpretazione cristologica?                                                                  
§ 7.        Lo stato di impasse dell’esegesi nell’ordinaria
              assimilazione di ‘Ehjeh ’Ašer ‘Ehjeh a Jhwh                                                
§ 8.        Sul necessario discernimento tra ‘Ehjeh ’Ašer ‘Ehjeh e Jhwh              
              a) Il Nome rivelato in prima persona                                                     
               Excursus: La conoscenza ‘nel Nome’                                                     
               b)  Il rilievo di una struttura soggiacente all’espressione del Nome  
§ 9.        Premesse alla lettura interpretativa proposta                                       
a) «Udire e vedere»: una costante nell’esperienza teofanica biblica      
b) Il concetto di ‘Voce’ riespressivo del Nome                                      
              c) La struttura formale dell’espressione ‘Ehjeh ’Ašer ‘Ehjeh   


   Capitolo II°
LA LETTURA INTERPRETATIVA PROPOSTA                                         
§ 1.         I termini propri                                                                                       
§ 2.        Sul concetto di Voce e di Eco di Voce                                                 
§ 3.        La Voce e il medium di risonanza                                                        
§ 4.        Il Nome divino ‘sul roveto’ rivelato
               fondamento al mistero di morte-resurrezione                                          
§ 5.        ‘Ehjeh ’Ašer ‘Ehjeh in rapporto ai termini del Mistero Trinitario   


   Capitolo III°

GESÙ NELLA SUA IDENTIFICAZIONE NELL’«IO SONO»
               Premessa                                                                                               
 § 1.        Oltre il nome «Gesù»                                                                              
§ 2.        Gesù ‘esegeta’ del Nome                                                                       
               a) L’Io Sono nel kerigma pre-pasquale                                               
§ 3.        L’Io Sono attestante la natura divina e inclusivo del mistero di morte-resurrezione
§ 4.        L’Io Sono - Verbo                                                                                 
§ 5.        Le identificazioni di Gesù nell’Io Sono in forma predicativa
§ 6.        I Pseudocristi e la loro pretesa identificazione nel Nome                      
               b) L’Io Sono nel kerigma post-pasquale                                               
§ 7.        Il Risorto-Io Sono  ovvero «Il Vivente»                                                
§ 8.        Le manifestazioni del Risorto-Io Sono
               come «Colui che E’»                                                                            

   Capitolo IV°
LA PNEUMATOLOGIA SUL FONDAMENTO DEL NOME
E DELLA VOCE                                                                                               
§ 1.         «Lo Spirito mandato nel Nome»                                                           
§ 2.        La Pentecoste, manifestazione della Voce                                                  
§ 3.        La prerogativa ecumenica della Voce                                                    
§ 4.        La resurrezione in rapporto alla Voce                                                    
§ 5.        Dalla Croce alla Voce
               sul fondamento della «Pietra del Nome»                                            




  Dall’ Introduzione


            1.   Nella comune fede ebraica e cristiana e pure islamica, la rivelazione del Nome divino «‘Ehjeh ’Ašer ‘Ehjeh» = «Io Sono Colui che Sono» nella teofania del ‘roveto ardente’, rappresenta in tutto l’arco dell’Antico Testamento il grado supremo di rivelazione che il Dio d’Israele abbia partecipato all’uomo. Pure, dei vari nomi divini veterotestamentari: ’Elohîm, Jhwh, El Shadday, ecc., esso è l’unico che sia stato oggetto di una rivelazione speci­fica né, in tutto l’arco della Scrittura, mai più esso ricorrerà in tale sua completa formulazione.
         Quale premessa doverosa e imprescindibile al riguardo, sarà opportuno richiamare la particolare importanza significativa che il nome presentava nell’ambito della cultura ebraica e quindi nell’uso biblico. Assai più che un appellativo convenzionale linguistico, esso era considerato come espressivo dell’intima essenza della persona (o cosa) designata, sì che in buona misura poteva ritenersi valido il detto: «Dimmi come ti chiami e ti dirò chi sei».
         (Un esempio emblematico, comunemente addotto, è quello di Nabal che significa ‘stolto’: «Nabal è il suo nome - annota 1 Sam 25,25 - e stoltezza (nebalah) è con lui»).

            Sin dall’inizio del testo biblico i nomi personali presentano un significato essenziale, sono cioè espressivi dell’intima natura della persona designata e del particolare ruolo da essa svolto nel quadro della historia salutis (così Eva: Gn 3,20; Caino: Gn 4,1; Noè: Gn 5,29; la città di Babele: Gn 11,9 ecc.).
            Vi sono inoltre alcuni casi in cui Jhwh stesso interviene per cambiare il nome ad un eletto: è il caso di Abramo (da ‘Abram a ‘Abraham: Gn 17,5), Sara (da Saray a Sarah: Gn 17,15) e di Giacobbe (da Ya’aqob a Yisra’el: Gn 32,28), mentre per Isacco si dà l’imposizione di nome alla nascita (Yitschaq: Gn 17,19).
            Vi è inoltre il caso, unico, del mutamento di nome ad una città: Gerusalemme in prospettiva escatologica (Is 1,26; 62,2; Zac 8,3) e che, in rapporto ad Abramo, Isacco e Giacobbe, sarà detta «preparata da Dio per loro» (Eb 11,6) quale oggetto di loro eredità, ad essi accomunata nel dono di un nome nuovo.
            Il mutamento di nome ad un uomo da parte di Dio nella Scrittura è, ad un tempo, profezia e investitura di fondazione per la quale l’eletto è costituito fondatore e capo in senso organico: fondatore di una istituzione di origine divina destinata a penetrare e a perpetuarsi nella storia elevandola a ‘storia della salvezza’; capo, nel senso che tale diretta iniziativa divina impone un ordine salvifico organico per il quale l’eletto diviene luogo di incorporazio­ne per le moltitudini.
            In conseguenza dell’evento di ‘nominazione’ ovvero del dono del nome nuovo da parte di Jhwh ad Abramo (‘uno’ con Sara > Is 51,2; Eb 11,12), Isacco e Giacobbe, questi verranno a costituire (quella che abbiamo definito) la triade di fondazione dell’alleanza, luogo eletto di incorporazione per le moltitudini che da essi sarebbero discese. In rapporto ad essi, costituiti nella nuova identità e dignità rappresentata dal dono del nome nuovo, «Dio - soggiungerà arditamente l’Epistola agli Ebrei - non si vergogna di essere chiamato ‘loro Dio’» (Eb 11,16).

            2.    La questione del Nome in ambito biblico tocca il suo vertice quando - secondo la narrazione del Cap. 3° di Esodo - Dio stesso, nella teofania del ‘roveto ardente’, rivela il suo Nome:

- Es 3,13-15:
13«E disse Mosè ad ’Elohîm:  
Ecco, io andrò dai figli di Israele e dirò a loro:                 
’Elohîm dei vostri padri ha mandato me a voi.
E mi diranno: Quale è il suo Nome?
Che cosa dirò a loro?

14 E disse ’Elohîm a Mosè:     
“Io Sono Colui che Sono”.
E disse: Così dirai ai figli d’Israele:
“Sono” ha mandato me a voi.

15 E disse ancora ’Elohîm a Mosè:
Così dirai ai figli d’Israele:             
Jhwh -’Elohîm dei padri vostri,             
’Elohîm di Abramo, ’Elohîm di Isacco, ’Elohîm di Giacobbe, 
ha mandato me a voi.
Questo (è) il Nome mio in eterno
e questo (è) il Memoriale mio di generazione in generazione».

            Nel testo ebraico il Nome rivelato si formula in tre semplici parole:

hy<h]a,  rv,a}  hy<h]a,
‘Ehjeh    ’Ašer    ‘Ehjeh


che potrebbero essere rese fedelmente, in forma letterale, nella versione latina:

Sum  Qui  Sum

            Nell’immediato seguito del versetto, il medesimo Nome viene riespresso in forma ridotta: «Sono» (‘Ehjeh) ovvero «Io Sono»: «(Io) Sono ha mandato me a voi». E’ data quindi  corrispondenza tra «Io Sono Colui che Sono» e «Io Sono» semplicemente. Sulla base di tali termini un senso di stupore potrà essere del tutto legittimo: il più alto grado della sacralità biblica, il più alto contenuto teologico oggetto di rivelazione: il Nome di Dio, è qui riportato e racchiuso nella più povera ed elementa­re delle espressioni del linguaggio umano: Io Sono!




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