sabato 31 gennaio 2015

II - Publicações da Associação IL Presidio - Centro Studi


Francesco Bindella

MELCHISEDEK

alla luce della rivelazione Nome divino
Sacerdozio, Regalità, Profezia all’origine


Collectio «Praesidium Assisiense» N. 2
Ed. Porziuncola - Assisi 1994, pp. 108; 12.


  Sintesi

            Melchisedek è uno dei personaggi biblici più assenti nella riflessione teologica del nostro tempo, eppure è figura importantissima essendo prototipo del sacerdozio di Cristo. La Bibbia parla poco di lui e con espressioni cariche di mistero e significato profetico. Con un tipo di approccio nuovo nel campo dell'esegesi, l'opera rinvolge a lui la sua considerazione «alla luce della rivelazione del Nome divino». La figura di Melchisedek acquista nuova luce e sorprendente chiarezza nel tratteggio logico che ne offre la Scrittura, senza che per questo tuttavia venga attenuato il senso di mistero. Come dal sottotitolo, l'opera si rivolge ai tre aspetti fondamentali della figura di Melchisedek: Sacerdozio, Regalità e Profezia riguardati in lui come a luogo della propria origine.



 Indice

INTRODUZIONE   
Sezione  introduttoria
MECHISEDEK OLTRE L'ENIGMA:
IL NOME E IL ‘MODO’

§ 1.        L'enigma storico ed ermeneutico di Melchisedek
§ 2.        Melchise­dek: il nome e l''altro nome'
§ 3.        Il «modo» ovvero «il modo mio»

P a r t e   Iª
IL SACERDOZIO ‘AL MODO’ DI MELCHISEDEK
E IL MODELLO CRISTOLOGICO-EUCARISTICO

§ 1.        «E Melchisedek fece uscire pane e vino»:
               prerogativa sacerdotale?
§ 2.        Indigenza e sovrabbondanza come base dell'offerta
§ 3.        L'aspetto sacrificale del sacerdozio
               connesso al «far uscire pane e vino»
§ 4.        Morte e 'identità di morte'
§ 5.        Resurrezione e 'identità di resurrezione'
§ 6.        Sacerdozio  'in eterno'
§ 7.        Il «giuramento» di JHWH, 
              fondamento al sacerdozio al modo di Melchisedek
§ 8.       El Eljôn: il Dio di Melchisedek
§ 9.        La benedizione del kohen-Melchise­dek

P a r t e IIª
LA REGALITA' ASSOCIATA AL SACERDOZIO
‘AL MODO’ DI MELCHISEDEK

§ 1.        Regalità  messianica:
              il Salmo 110  e il «sedere alla destra»
§ 2.        Il Re e la sua «città», l'archetipo del centro e del circuitus
§ 3.        Melchisedek proto-tipo della regalità davidica
§ 4.        Il Nome e il Regno
§ 5.        Gerusalemme «città di Melchisedek» e
              il suo valore di fondazione in prospettiva messianica

P a r t e   IIIª
LA PROFEZIA ‘AL MODO’ DI MELCHISEDEK

§ 1.        Un «ordine» di Melchisedek?
§ 2.        La «valle appianata»
§ 3.        La maggior grandezza e l'«eredità dell'Essere»     

-  APPENDICI
-  BIBLIOGRAFIA



  Dall’ Introduzione

«La Bibbia ci fornisce ben poche notizie di lui, ma sono tutte cariche di mistero e di significato profetico»   (S. Cipriani)


            Melchisedek è il re 'pagano' al cui confronto Abramo, il grande Patriarca «depositario delle promesse» (Eb 7,4.6), fondato­re dell'alleanza con il Dio d'Israele e padre di tutto il popolo ebraico, rappresenta il «minore» benedetto dal «migliore» (Eb 7,7) ed è il «sacerdote» straniero, di area cananea, a cui Levi - presente «nei  lombi» del padre Abramo - rende assieme a lui l'omaggio delle primizie (Eb 7,9-10), riconoscendo l'ineffabile superiorità del suo sacerdozio.
            Nessun personaggio biblico quanto Melchisedek è carico di tanto mistero, di paradosso e di - quanto meno apparente - contrad­dizione. Presentato senza genealo­gia nel testo di Genesi, gli verrà ricono­sciu­ta una natura sovru­mana e metastorica dall'Epi­stola agli Ebrei e assimilato ovvero: «fatto uguale (aphōmoiō­ménos) al Figlio di Dio» (Eb 7, 3).
            Fa la sua comparsa ai primordi della storia dell'alleanza e al tempo stesso il suo sacerdozio, associato alla regalità e unicamen­te legato alla sua persona, è 'tipo' del sacerdo­zio messianico. 
            Espressione della «perfezione-compimento» (teleiōsis) della santità sacerdo­ta­le (Eb 7,11), è al tempo stesso re - secondo il dato storico comune­men­te ammesso - di quel popolo pagano, 'incirconci­so' e idolatra, i Cananei, che tutta la tradizione biblica, in particola­re profetica, ha sempre riguardato con grave senso di giudizio morale. Resta davvero sorprendente il fatto che il modello di riferimento del sacerdozio di Cristo sia rappresentato da un tale personaggio che non appartiene all'area culturale e cultuale israeliti­ca.      
            Sul filo della logica paradossale imposta da tale 'tipo' di sacerdo­zio, l'autore dell'Epistola agli Ebrei, quasi con tono provo­ca­torio giungerà ad affermare che: «Se Cristo fosse sulla terra neppure sarebbe sacerdo­te» (dei sacerdoti che sono tali «secondo la Legge»­) (Eb 8,4). Se vi è un dato palese e indiscusso a riguardo di Melchise­dek, questo è proprio il senso di mistero che lo avvolge.

            Perché dunque un'opera su di lui? Che cosa, dopo secoli di cosciente limite dell'esegesi, si può ancora presumere dire a suo riguardo, osando forse sfidare impunemente il senso di sacralità e di mistero che lo avvolge?
            In certo modo, le molte domande rimaste aperte su di lui si potrebbero ricondurre ad una sola e fondamentale, ossia: quale la natura propria del sacerdozio di Melchisedek, di per se stesso associato alla regalità?  Ovvero: quale il significato dell'espressione «al modo di Melchisedek»?  E' noto infatti che il sacerdozio di Cristo è in tal modo definito, secondo l'espressione dal Salmo 110,4 letto in chiave messianica.
             Come risulta dagli unici testi di Gn 14,18-20 e Sal 110,4, il sacerdozio di Melchisedek è estremamente povero e scarno nella sua formulazione veterotestamentaria al punto che, come vedremo, l'esegesi rinuncia praticamente a desumere da tali testi l'aspetto sacrificale, di per sè costitutivo del sacerdozio.
            Ora, se è vero che il sacerdozio di Melchisedek non risulta suffi­cien­temente esplicitato, al tempo stesso che esso si pone come  proto-tipo del sacerdozio di Cristo, allora - si potrà argomentare - sarà ben vero che quest'ulti­mo, nell'assai più ampia esplicita­zio­ne che verrà ad assumere negli scritti neotestamentari, sarà tale, inversa­mente, da illuminare gli aspetti oscuri del primo.
            Riprendendo i termini dal noto assioma agostiniano («Novum Testamentum in Vetere latet; Vetus Testamentum in Novo patet» = Il Nuovo Testamento è nascosto nell’Antico; l’Antico Testamento si rende manifesto nel Nuovo), sarebbe come dire che: se è vero che nel proto-tipo Melchisedek il sacerdo­zio di Cristo «latet», allora sarà pur vero che, alla luce del sacerdo­zio di Cristo, ossia nell'ordine di relazione inversa, il sacerdozio-tipo di Melchisedek «patet». Il sacerdozio di Cristo diventa pertanto, in  rapporto a Melchisedek, via aperta alla conversione del «latet» in «patet».

            Nella nostra ricerca tale aspetto di inversa tipologia verrà ad assumere particolare rilievo per i vantaggi ermeneutici che potrà offrire e ad esso porteremo frequente riferimento. Oltre a ciò, l'aspetto più specifico della presente ricerca in rapporto alla tradizione ermeneutica su Melchisedek sarà rappresentato dalla lettura di tal tema alla luce della rivelazione del Nome divino, come espressamente dichiarato nel sottotitolo.

            Il presente saggio, pertanto, segue e consegue la ns. prece­dente opera: «La rivelazione del Nome divino 'sul roveto'», al tempo stesso che questa verrà a costituire una base indispensabile di riferimento a cui spesso rimanderemo.
            Alla luce del Nome divino quale chiave di lettura ermeneuti­ca, la figura di Melchisedek - come avremo modo di considerare -  acquista nuova luce e sorprendente chiarezza nel tratteggio logico che ne offre la Scrittura, senza che per questo, tuttavia, ne venga attenuato il senso di mistero. Anzi, e paradossal­mente, il Nome divino, ovvero l'IO SONO, potrà proprio significare ... un mistero che illumina e rende ragione al mistero, pur sempre rimanendo mistero.
            Per quanto riguarda l'impostazione metodologica della presente ricerca, possono valere le medesime avvertenze segnalate a riguardo dell'opera precedente. Secondo la medesi­ma caratte­riz­za­zio­ne - e i medesimi limiti - la nostra ricerca si propone di mantene­re in intima osmosi l'impegno di carattere esegetico con l'impegno di approfondi­mento spirituale.
            In tal senso potrà andare al lettore la segnalazione di un discreto impegno che tale lettura potrà comportare, nella ricerca di sintesi fra i due versanti e nell'avvertenza che, per alcuni aspetti, non della via dell'«infanzia spirituale» in tal caso si tratta.



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